Vigevano, il prefetto boccia la crisi politica

Dimissioni dei consiglieri annullate e giunta e sindaco di Vigevano rimangono in carica. E’ questa la decisione comunicata dal prefetto di Pavia ad Andrea Ceffa, primo cittadino della città ducale il cui esecutivo era stato messo a rischio dalle dimissioni di 13 consiglieri comunali (9 di minoranza e 4 di maggioranza) presentate nella giornata di mercoledì 30 novembre. Una vicenda che fin da subito aveva avuto risvolti confusi: la notte precedente alla protocollazione degli atti, compilati di fronte a un notaio, uno dei dimissionari (Riccardo Capelli, di Fratelli d’Italia) si era tirato indietro, comunicando la sua volontà tramite Pec. Nella travagliata mattina successiva, all’ufficio protocolli del comune di Vigevano, durante il confronto fra dimissionari ed esponenti della maggioranza (entrambi presenti in municipio) il documento originale delle dimissioni di Capelli era poi stato smarrito. Secondo quanto spiegato da Andrea Ceffa durante una conferenza stampa nella giornata di venerdì scorso, anche la presenza del documento originale non avrebbe comunque influito sulla caduta o meno della giunta: il prefetto ha infatti comunicato che la chiara volontà di Capelli di ritirare le sue dimissioni è sufficiente per far mancare il numero minimo per la deposizione dell’amministrazione. «Lo smarrimento della lettera rimane un fatto grave – comunica comunque il sindaco – e la dirigente ha fatto opportuna denuncia». Al di là delle questioni tecniche, c’è un’evidente questione politica. Ceffa non esita a definire quanto avvenuto una “congiura” e un “tradimento”: «Prima del 30 novembre nessuno dei consiglieri di maggioranza che si è dimesso aveva espresso particolari malumori» dichiara il primo cittadino, riferendosi soprattutto a quanto dichiarato alla stampa da Giulio Onori, unico dei quattro firmatari ad aver fornito spiegazioni pubbliche al suo gesto. Ma è riferendosi sempre a quanto apparso a mezzo stampa che Ceffa fa le sue dichiarazioni più dure, puntando il dito contro Gianpietro Pacinotti (ex assessore di Forza Italia, oggi nell’area del Terzo Polo) e contro “qualcuno al di fuori del consiglio comunale” il cui obiettivo non era tanto colpire la giunta quanto l’assessore ed ex sindaco Andrea Sala: «Dicono che hanno stima di me, e per questioni personali fanno cadere un’amministrazione legittimamente eletta?» Quando deciso dalla Prefettura dunque bloccherebbe non solo le dimissioni di Capelli, ma in teoria anche delle altre 12, sulle quali però a Pavia si stanno facendo le loro valutazioni. Se non saranno surrogate, e non saranno confermate a titolo personale, la maggioranza sarebbe composta da 13 consiglieri, sindaco compreso, e la minoranza da 12 (contando anche Onori e Garifullina, espulsi dalla Lega, che come partito si è molto esposto a favore di Ceffa, e la civica Montagnana): una situazione molto complessa da gestire a livello amministrativo.

LA REAZIONE DELL’OPPOSIZIONE

Il gruppo delle opposizioni

«Vigevano si sta addentrando verso il declino, la maggioranza non esiste più, e il primo cittadino Andrea Ceffa deve prenderne atto». Gianpietro Pacinotti, ex assessore della Giunta Cotta Ramusino, ora iscritto ad Azione, racconta di come il terremoto politico che si è verificato gli scorsi giorni, sia da ricondurre a quest’estate. Precisamente a quando, nel mese di giugno, Ceffa decise di revocare tutte le deleghe all’allora vicesindaco Antonello Galliani. «Galliani si reca in Giunta e in un primo momento non gli viene riferito nulla – racconta Pacinotti – successivamente, viene richiamato e scopre di essere stato silurato». Secondo l’ex assessore, le tante deleghe che Ceffa avrebbe concesso a Sala, sarebbero da considerarsi come il motivo per cui, all’interno della maggioranza, si siano verificati i primi segnali di rottura. «Ceffa è una brava persona e intellettualmente onesta – chiarisce Pacinotti – ma non può affermare che quella della settimana scorsa sia stata una congiura. Congiura è quanto accaduto mesi fa a Galliani». Il casus belli che ha portato agli avvenimenti di settimana scorsa è dunque la presenza “ingombrante” di Andrea Sala all’interno della Giunta Ceffa? Questa sembra essere la ricostruzione fornita da Pacinotti, che seppur fuori dal consiglio comunale si è esposto pubblicamente nel “caso dimissioni”. Di certo, l’ex assessore ha dichiarato chiaro e tondo di non essersi mobilitato nell’appoggiare la battaglia dei consiglieri di minoranza per interessi politici, visto che «Azione può contare su due rappresentanti in consiglio (Giuseppe Squillaci e Furio Suvilla ndr), molto validi e preparati. Quanto avvenuto lo scorso mercoledì mattina, rischia davvero di creare un precedente pericoloso». Il riferimento è relativo allo smarrimento del documento originale che attestava nero su bianco le dimissioni del consigliere di Fdi Riccardo Capelli. Nel corso della conferenza stampa tenutasi sabato mattina in corso Vittorio Emanuele II, l’opposizione ha reso noto di aver dato mandato allo Studio Pisapia di Milano di depositare un esposto presso la Procura della Repubblica di Pavia per accertare i fatti accaduti. «Siamo stati cacciati dall’ufficio Protocollo – denuncia Giuseppe Squillaci (Azione), c’erano l’assessore Scardillo, Capelli, alcuni consiglieri di maggioranza e due agenti della Polizia Locale. Quando i consiglieri sono rientrati dentro l’ufficio, le dimissioni di Capelli sono sparite. Un fatto del genere è riconducile con quanto avveniva nei regimi sudamericani». «Il prefetto ha scritto una cosa non vera – osserva Furio Suvilla (Azione) – ovvero che sono state protocollate solo 12 dimissioni e non 13. E’ falso ed è grave perché è l’assunto su cui si basa il provvedimento». Suvilla sostiene che le dimissioni protocollate, numero 83810 del 30 novembre 2022, erano 13, ma non c’era più l’originale di Capelli, nel frattempo scomparso. «Lo stesso Capelli – prosegue – nella lettera inviata al Protocollo racconta di essersi recato all’ufficio all’orario di apertura delle 8.30 per tentare di revocare le dimissioni: gli è stato risposto che era tardi, la documentazione era già stata acquisita». Una sorta di confessione, a detta dello stesso Suvilla, in quanto «ammette che le sue dimissioni erano state depositate e acquisite dall’ufficio. Il prefetto, poi, fa riferimento alla Pec inviata da Capelli nella notte, ma la giurisprudenza stabilisce che i consiglieri comunali non possono dimettersi via Pec, che equivale a una raccomandata e per analogia non possono revocarle con questo mezzo». «Secondo noi – afferma Alessio Bertucci, consigliere del Pd – tutte le dimissioni sono state protocollate, inclusa quella di Capelli. La dottoressa Daniela Sacchi ha già presentato una denuncia di smarrimento, perchè perdere un documento così importante è oggettivamente un fatto molto grave. Io, Emanuele Corsico Piccolini, Silvia Baldina, Gianpietro Pacinotti, Furio Suvilla e Giuseppe Squillaci, in quanto presenti, abbiamo dato formale mandato allo Studio Pisapia di Milano di depositare un esposto presso la Procura della Repubblica di Pavia per accertare i fatti». Intanto, nei prossimi giorni i consiglieri dimissionari saranno ricevuti dal Prefetto di Pavia per un confronto ristretto.

Alessio Facciolo
Edoardo Varese

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