Duomo, una “sfida” per don Silva

Don Cesare Silva è il nuovo arciprete del Duomo di Vigevano. Nato nel 1979, ha conseguito la maturità classica al liceo Cairoli, è stato ordinato sacerdote nel 2004 e ha terminato gli studi teologici. È stato curato della parrocchia di Gropello per due anni, poi a Roma ha frequentato il seminario Lombardia e la Gregoriana, studiando i beni culturali e laureandosi nel 2012 in Storia della Chiesa con una tesi sulla separazione tra Stato e Chiesa avvenuta in Francia nel 1905. Tornato in Lomellina nel 2011, è stato nominato parroco prima a Breme, poi a Semiana e Valle nel 2012 e a Sartirana nel 2014, ponendo di fatto le basi per la prima unità pastorale della diocesi di Vigevano. Il 22 ottobre 2017 è stato nominato parroco di Cassolnovo. Ha pubblicato numerosi libri sulla storia locale della Diocesi.

Cosa ti hanno lasciato le comunità che hai guidato, a partire da Breme?
«Di Breme ho un ricordo stupendo, era più una famiglia che una parrocchia. La cosa bella è che abbiamo lavorato sui giovani, creando un gruppo di ragazzi tra quattro parrocchie diverse. I ragazzi andavano da un paese all’altro in bicicletta, superando i confini della tradizione che li voleva chiusi nella “ciuenda”, e hanno imparato il valore dell’unità, e anche i catechisti hanno imparato che con l’unità pastorale non si toglie ma si aggiunge. Da un problema nato da una mancanza di clero, in questo modo, si è ottenuto un valore aggiunto, coinvolgendo i gruppi Caritas, l’oratorio e le famiglie. Questo gruppo non era scontato».

E a Cassolnovo?

«Qui ho scoperto quanto bisogna impegnarsi a costruire una casa per tutti, al di là di separazioni e partigianerie. Ho già ricevuto tanti complimenti da cittadini cassolesi dispiaciuti per la mia partenza, così come di vigevanesi entusiasti per il nuovo arrivo in Duomo. E questo mi dà un senso di dispiacere per chi resta e la consapevolezza di una responsabilità per chi vado a incontrare».

La tua passione per la Storia, sia locale sia della Chiesa, rende un po’ questo tuo arrivo in Duomo un ritorno, in un luogo permeato dalla presenza di un personaggio come il vescovo Juan Caramuel. E’ così? «Sono nato e cresciuto a Vigevano, e sentivo sempre da casa i rintocchi della torre del Bramante. Poi sono stato via, ed ora torno dopo un’esperienza arricchente in Lomellina».

don Cesare Silva

Quanto ti ha aiutato la passione per la Storia a interagire con la gente?

«Il parroco del Duomo custodisce la casa di tutti. Studiare la Storia aiuta a capire come i paesi siano diversi uno dall’altro, nel passato ma anche nella storia recente: nel bene o nel male, questo lascia un segno».

Che legame hai con padre Pianzola, anche lui studioso di storia locale?

«Mi piace scartabellare negli archivi e scrivere memoria religiose. Con lui sento una grande vicinanza, anche perchè quando andavo all’asilo, al Beato Matteo, la superiora suor Maria Antonietta mi regalò un fumetto su padre Pianzola, incoraggiando il mio senso per la curiosità verso i fatti storici. Poi c’è la particolare coincidenza che mi ha portato a diventare parroco di Sartirana, paese natale del Beato Pianzola. Oltretutto al Beato Matteo, o meglio a San Pietro martire, ho avuto la fortuna di frequentare monsignor Pietro Bellazzi, vera e propria miniera di informazioni per le curiosità storiche».

Cosa ti aspetti dalla parrocchia del Duomo?

«E’ una sfida che mi dà tanta responsabilità: il Duomo è la casa dei vigevanesi e di tutta la diocesi,e bisogna renderla sempre più accogliente, senza tralasciare la cura per il sacro, che è impegnativa. Dovremo saper vivere l’unità parrocchiale con le chiese di San Francesco e di San Pietro martire, e valorizzare l’esistente: la Caritas, la San Vincenzo, le famiglie del centro che fanno parte di associazioni laicali, il Negrone come luogo di crescita per i giovani. Sono un ex allievo di questo istituto, e ci tengo molto. Non sarà facile ma dobbiamo farlo per il centro storico e soprattutto per la città».

Davide Zardo

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