Un “decalogo“ per l’oratorio

Dopo la prima esperienza di Edu-Care, anche quest’anno l’ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi ha proposto il corso formativo di tre giorni, svoltosi dal 2 al 5 gennaio presso il Villaggio Alpino “Don Bosco” a Cogne. I partecipanti sono stati una quarantina di giovani e hanno vissuto un’esperienza che verteva innanzitutto su tre laboratori di gruppo, divisi per parrocchie.

LABORATORI Nel primo è stato chiesto ai partecipanti di stilare un “decalogo” per definire quali sono gli obiettivi fondamentali della vita dell’oratorio e, quindi, degli operatori pastorali che si occupano delle attività attinenti adolescenti e giovani. Non semplice in quanto la definizione degli obiettivi principali della pastorale degli oratori richiede anche una valutazione oggettiva e onesta delle singole realtà: di fatto si è compreso come negli oratori ci siano dei punti di forza, ma anche degli elementi da rivedere per migliorarsi per essere più efficaci. Nel secondo è stato chiesto ai ragazzi di passare dalle “fondamenta” dell’oratorio (il decalogo) alla costruzione vera e concreta di un cammino, di un progetto di pastorale degli oratori: nel lavoro è stato chiesto di soffermarsi in modo particolare su quattro aree tematiche, indicate dal Gruppo Pilota Diocesano, cioè l’area vocazionale, caritativa-missionaria, formativa e animativa. Ogni gruppo, partendo dall’esperienza personale del proprio oratorio, ha delineato alcuni obiettivi per un percorso rivolto, ad esempio, ad adolescenti o preadolescenti. È interessante come, nonostante le differenti esperienze, siano emerse delle proposte abbastanza simili.

ANCHE LAICI Infine il terzo laboratorio nasce per “sdoganare” il fatto che la preghiera sia una questione riservata ai soli preti: non a caso spesso quando si organizza un’attività in oratorio o una giornata la preghiera si riduce o a un momento breve oppure riservato come “compito” del sacerdote. La richiesta è stata quella di redigere un momento di preghiera completamente da zero, senza l’aiuto di questi ultimi. In questo laboratorio è emersa una certa difficoltà iniziale, ma poi i gruppi hanno elaborato anche delle proposte molto significative di preghiera.

ORA ET I giovani non hanno solo “lavorato”, ma hanno anche vissuto dei momenti di divertimento, complici i bellissimi e innevati monti: sci di fondo, slittino, alla sera alcuni giochi in compagnia. Infine la preghiera ha accompagnato le giornate di Cogne con la celebrazione eucaristica quotidiana animata dai giovani. Mercoledì 3 gennaio c’è stata anche la visita del vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, accompagnato da don Riccardo Campari e don Moreno Locatelli.

CRESCITA Le esperienze residenziali coi giovani sono un momento di crescita e di formazione per i nuovi educatori e animatori che s’impegnano negli oratori: ma è anche occasione di condividere un cammino e di coltivare, tra comunità diverse, la bellezza del legame fraterno che unisce i giovani con obiettivi comuni, animati dalla fede e testimoniata con l’impegno attivo nel servizio ai bambini e adolescenti della Diocesi.

Giorni fondamentali per crescere insieme

Si riportano alcune testimonianze dei giovani partecipanti all’esperienza di Cogne. Per Alessia Beccari (Negrone), «questi giorni sono stati fondamentali. Ci hanno permesso di crescere insieme, confrontarci su argomenti poco banali e dalle molteplici visioni, scoprire noi stessi, gli altri, creare nuovi legami e rafforzare quelli già esistenti».

Secondo Maria Violante (Fatima), sono stati «3 giorni in montagna, 3 giorni formativi per educatori d’oratorio, 3 giorni di amicizia. Cogne ci ha ospitati e fatto vivere belle emozioni, dalla stanchezza alla spensieratezza, che sembra quasi farti tornare bambino, immersi nel caratteristico bianco al quale non si è abituati. Il tutto è stato arricchito dai momenti di convivialità e di confronto, accompagnati dalla preghiera in comunità, ovvero quello che si è creato e siamo stati tutti insieme in questi giorni».

Un’esperienza particolare per Francesca Zai (Addolorata): «È soprattutto grazie a queste occasioni di incontro e condivisione che non ci si sente soli nel cammino verso il Vangelo; ascoltare altri giovani che manifestano lo stesso entusiasmo nel dedicarsi ai “più piccoli”, con impegno e amore, nella propria realtà parrocchiale, è una grande energia che spinge a fare sempre di più e a non perdere la speranza anche nei momenti di delusione e sconforto».

don Paolo Butta

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