Inflazione, la testimonianza di una famiglia vigevanese

«Sono capitati momenti in cui, per riuscire a stare dentro a tutte le spese, ci siamo visti costretti a chiedere una mano ai nostri genitori». A parlare sono Mattia Masera e Sara Purpura, una mamma e un papà che, come tanti, stanno facendo fronte al rincaro delle bollette e all’aumento del costo della vita. «La nostra fortuna – raccontano – è che i nostri figli non sono mai stati pretenziosi. Li abbiamo educati a capire l’importanza del risparmio. Ci fanno domande, ma riusciamo sempre a spiegare loro le spese che dobbiamo affrontare».

Beni di prima necessità, aumenti delle bollette, mutuo. Affrontare tutto ciò con un unico componente che lavora, non è certo cosa da poco.

GLI AUMENTI «Sono solo io a portare a casa una busta paga – spiega Mattia Masera – lavoro in una vetreria ad Abbiategrasso. Ho dovuto chieder aiuto a mio padre per riparare la mia macchina. Sara ha dovuto fare altrettanto con i suoi genitori, in modo da avere soldi a sufficienza per pagare le bollette e fare la spesa. Le uscite ultimamente superano le entrate». Pagare puntualmente o vivere? Non sempre è una libera scelta. «Abbiamo dovuto rateizzare le bollette di luce e gas – prosegue Sara Purpura – ognuna da 400 euro. Paghiamo più di 800 euro di mutuo e per la spesa spendiamo in media 600 al mese. Prima che avesse inizio l’inflazione, ne spendevamo la metà ed acquistavamo molti più prodotti. Anche per Natale, per ovvie ragioni, non potremo fare regali costosi».

I TAGLI Anche i figli hanno anche delle esigenze a cui i genitori devono far fronte. «Se prima tutti e tre usufruivano della mensa scolastica – rende noto Mattia Masera – adesso solo il più piccolino, che va alle elementari, è iscritto. Quei pochi soldi che avevamo messo da parte ora non ci sono più». Servirebbe un sostegno da parte dello Stato, ma famiglie come quella di Mattia e Sara, nonostante l’aumento dei costi e la presenza di un’unica fonte di reddito, non rientrano nei limiti previsti per la maggior parte dei contributi statali.

PREOCCUPAZIONE«Al momento non ho visto nulla di concreto – precisa Masera – solo tante promesse e parole, prive di fondamento. Abbiamo un Isee di poco superiore ai 12mila euro. Ad esempio non ho capito il motivo per cui, se entrambi i genitori di un nucleo familiare lavorano, dovrebbe aumentare l’importo dell’assegno unico». La maggiorazione è di 30 euro in più per chi ha un Isee inferiore a 15mila euro, che si riduce fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40mila, ed è prevista per incentivare il lavoro femminile. Al di là di questo, resta la preoccupazione per il futuro: «In un periodo come quello che stiamo vivendo – conclude Sara Purpura – non solo è di fatto impossibile mettere su famiglia, ma addirittura risulta un’impresa anche comprare casa. Non oso immaginare cosa potrà accadere nel corso dei prossimi anni».

Edoardo Varese

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