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Qual è la sfida nel continuare a fare scarpe a Vigevano? «Impegnarsi a superare i momenti di difficoltà». Lo dice Davide De Vincenzi, titolare, assieme al fratello, del calzaturificio “Sultana” di Vigevano. «Abbiamo vissuto un 2022 eccezionale, sotto tutti i punti di vista, mentre il 2023 e l’anno che stiamo attraversando sono difficili, ci stanno mettendo alla prova. E lo sono per tutti: non parlo solo del settore delle calzature, è possibile allargare a molte realtà produttive».
OTTIMISMO Inoltre, continua De Vincenzi, «per tutti noi è importante crederci. Questo è il monito che ci ha lasciato nostro padre e che noi, io e mio fratello portiamo avanti; non è facile, ma non bisogna perdersi mai d’animo. Notiamo che tutte le aziende del comparto calzaturiero stanno affrontando questa crisi: quindi la nostra sfida è resistere. Puntare sul marketing, sul rinnovamento delle tecnologie a nostra disposizione, ma tenendo sempre presente che ci deve essere un futuro nel quale lavorare ancora con grande spirito di iniziativa». Anche dal calzaturificio “Noto” di Vigevano spiegano che
noi lavoriamo per conto terzi, per marchi, firme della moda molto conosciuti e ci auguriamo che continuino a esserci ordini, richieste dal mercato sia italiano che straniero. Bisogna resistere, cercando di guardare avanti anche se a volte non è semplice.
I LAVORATORI A parlare dell’esperienza del mondo della calzatura è anche una signora che ha lavorato per più di vent’anni per un solettificio vigevanese che ha chiuso da molto tempo. «La mia è stata una esperienza bellissima –dice la signora Giovanna Giannone – erano altri tempi e si lavorava tantissimo, tantissimo: io mi sono trovata molto bene, ero in grado di lavorare su tutte le macchine: con il titolare, la sua famiglia, le altre operaie si era creato un clima famigliare piacevole, portavo i dolci che producevo, questo per far capire il clima di vicinanza, di affettività che c’era. Era bello andare a lavorare mi ricordo che ero molto carica, mi piaceva quello che facevo: sono rimasta fino a quando la ditta ha chiuso, poi dopo un po’ sono andata in pensione».
Isabella Giardini