Gli imprenditori vigevanesi: «Ora serve meno burocrazia

Rilevante la testimonianza di sette imprenditori e commercianti che sono intervenuti nel corso del confronto organizzato sull’economia territoriale dal Rotary Mede Vigevano. Ad aprire la lunga serie di interventi è stato Enzo Stilla, titolare del Bar Commercio.

Enzo Stilla
Enzo Stilla

«Tante aziende non ce la faranno – dice Stilla –  è devastante. Dovremo stare molto attenti prima di poterci “riabbracciare”, ma bisogna andare avanti e guardare al futuro senza pensare al negativo. Occorre senso di responsabilità per tutti, dobbiamo attenerci alle disposizioni delle autorità, e gli imprenditori devono andare a testa bassa per salvare l’azienda. Nessuno vuole mettere le aziende in croce, sta a noi vedere tutto in positivo».

Massimo Angeleri
Massimo Angeleri

Massimo Angeleri, dell’Officina meccanica omonima: «Questa emergenza ha accentuato quanto le economie siano interconnesse. Ogni Stato si è dimostrato impreparato, e si dovrà aspettare un nuovo equilibrio economica tra America e Cina. C’è una sensibilità diversa per la sostenibilità produttiva: rinascita dei distretti, micro-fabbriche: sono modelli interessanti, ma ci vogliono procedure snelle, niente burocrazia, bisogna premiare chi produce».

Massimo Martinoli
Massimo Martinoli

  Massimo Martinoli, Caimar: «Stiamo rischiando di mettere un “cerotto” oggi senza guardare al domani. Per coprire il debito l’Italia ha fatto una manovra da 55 miliardi di euro, l’Inghilterra ne prepara una da 70 miliardi di sterline, ma interamente coperta. Il problema è: in quanto tempo lo Stato italiano pensa di recuperare il debito? Il settore del lusso è in gravissima crisi: il mercato principale sono gli Usa, dove però i grandi player stanno chiudendo, si sta facendo terra bruciata con annullamento di ordini e mancati pagamenti. Io sono per natura ottimista, ma guardo la realtà e mi tremano le gambe. Siamo vicini a un precipizio, quello che vedremo nei prossimi mesi sarà molto preoccupante».

IOLANDA ALFONSI
IOLANDA ALFONSI

Iolanda Alfonsi, vicepresidente vicario di Confartigianato Lomellina e titolare di un negozio di ortopedia: «All’inizio ci siamo un po’ spaventati, perché l’argomento era poco conosciuto, e abbiamo affrontato la parte burocratica con l’associazione. Una squadra coesa, ci siamo messi intorno a un tavolo per capire come trarne beneficio ed essere positivi. A metà marzo potevamo aprire ma abbiamo chiuso mantenendo l’assistenza in emergenza fino al 20 aprile, con orario e ranghi ridotti. È stato problematico rapportarci con gli ospedali, trasformati praticamente in reparti Covid. Adesso che la gente può uscire, però, non trova le strutture adatte per affrontare le problematiche. Dove possiamo, cerchiamo di sveltire la parte burocratica. Dovremo farei conti con tempismo e esigenze diverse, occorre un tempo di riflessione».

Roberto Gaviglio
Roberto Gaviglio

Roberto Gaviglio, della Gavo Impianti Elettrici: «Abbiamo lavorato a mezzo servizio solo una settimana, e non è stato per niente facile. All’inizio c’è stato lo smarrimento dei collaboratori che volevano stare a casa perché non si trovavano mascherine, guanti e igienizzanti. Poi abbiamo incrementato il personale perchè sono arrivate nuove commesse; anche se abbiamo lavorato sotto costo non ci siamo fermati, la determinazione ci ha avvantaggiato. Lavoriamo per grandi impianti industriali che non si possono fermare. Le opportunità ci sono, e se non si vedono subito bisogna andare a cercarle».

Eugenia Miavaldi
Eugenia Miavaldi

Eugenai Miavaldi, della farmacia di corso Pavia: «Non abbiamo mai chiuso, i clienti erano spaventati senza poter andare dal medico ma li abbiamo aiutati a usare i codici per le ricette col telefonino, e gli anziani sono stati fantastici. Abbiamo lavorato 20 giorni a porte chiuse, con le ragazze spaventate, e qualcuno si era ammalato. Poi abbiamo messo in protezione la farmacia e abbiamo ripreso, reinventando un sistema per le consegne a domicilio, anche in collaborazione con la Croce Rossa. La matassa più brutta sono state le mascherine che all’inizio non si trovavano, dai grossisti ne arrivavano solo 50 alla settimana. Adesso siamo più tranquilli».
Fulvia Legnazzi, ristoratrice, lunedì ha riacceso le friggitrici di “Tonno subito” e venerdì riaprirà “L’Oca ciuca”: «In questo periodo di chiusura mi sono inventata le dirette Facebook per stare vicino ai nostri clienti, e adesso ripartiamo con nuovi supporti, come i menu digitali su Whatsapp Business. Adesso abbiamo l’obbligo di misurare la temperatura a dipendenti e clienti, e tenerne traccia della presenza per 14 giorni. Insomma, siamo preda di orde di burocrati».

Davide Zardo

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