Fase 2, aspettando il tracciamento la Lombardia si affida al buon senso

Il lockdown è finito. Con «gli affetti stabili» e «i congiunti» si riaprono le porte delle case italiane e basta un giro nella campagna lomellina per capire che non è più possibile fare controlli efficaci. Per quanto tempo durerà la “libertà” e dove spetterà ai dati segnalarlo: il numero giornaliero dei contagiati, i ricoveri in terapia intensiva, il “R0” – indice che indica quante persone infetta ogni malato, in Lombardia a inizio maggio è intorno a 0.53 e non deve salire troppo sopra 1 – e altri indicatori che saranno tarati su base regionale e locale, perché è a questo livello che saranno stabilite eventuali nuove chiusure:

dando per scontato che una maggiore mobilità si assocerà a un aumento dei contagi, la scommessa è che non crescano troppo

BUONA VOLONTA’ Le informazioni di cui sopra tuttavia non sono fornite ai cittadini al di sotto del livello regionale, cosicché in assenza di un’app di tracciamento dei malati il successo della “fase 2” in Lombardia è demandato al buon senso e all’impegno delle persone. In realtà ci sarebbe AllertaLom – che usano 1.3 milioni di lombardi su 11 – la quale tuttavia ha funzione modellistica e non dà nessuna indicazione su eventuali contatti con positivi, inoltre in questi giorni la Regione ha preparato un’ordinanza in cui si stabilisce che le Usca – unità sanitarie mobili attivate dalle Ats – faranno tamponi a domicilio a chi ha febbre sopra 37.5 gradi rilevata sul posto di lavoro: il dipendente con sintomi inizierà l’isolamento e avviserà il proprio medico, questi deciderà se richiedere il tampone (via Usca). Insomma sarà il singolo, muovendosi in un territorio che fino a febbraio credeva familiare e che ora di fatto gli è ignoto, a decretare se la “fase 1” è davvero conclusa. Anche perché la fondazione Gimbe colloca la Lombardia ancora nella zona rossa del grafico che mette in relazione l’incremento percentuale dei casi e la prevalenza (casi ogni 100mila abitanti), a segnalare come qui l’epidemia sta frenando, ma lentamente.

SERENISSIMO CRUSCOTTO In Veneto il percorso è già avviato, la giunta guidata da Luca Zaia ha attivato dall’8 marzo un programma aggiornato in tempo reale in cui sono riportati tutti i contagi suddivisi per provincia e per Comune: il medico di famiglia può individuare i positivi e allertare i «contatti stretti» per porli in isolamento e iniziare il controllo sanitario. Nell’elaborazione Gimbe il Veneto è nel quadrante giallo e si avvicina a quello verde, la condizione migliore.

Gds

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