Al Museo del Tesoro del Duomo i bambini raccontano l’arte

L’arte raccontata dai bambini per i bambini… e i loro genitori. E’ giunto a conclusione il progetto “Nuove generazioni al museo”, iniziativa che ha visto il Museo del Tesoro del Duomo, la Pinacoteca civica e l’associazione Alchemilla collaborare per costruire percorsi museali rivolti alle nuove generazioni, in cui le stesse fossero protagoniste in prima persona. Grazie al prezioso contributo degli studenti delle scuole primarie del territorio, lo staff del Museo ha potuto creare sei tracce audio, legate ad altrettante opere presenti nell’esposizione diocesana e ascoltabili tramite QrCode.

«Al Museo del Tesoro del Duomo – spiega Francesca Gentile di Alchemilla, partner dell’operazione – è stato progettato un percorso didattico innovativo, con la creazione di un universo narrativo coinvolgente». E non in senso lato. I bambini, tutti giovanissimi alunni delle scuole primarie Don Milani e Marazzani, sono stati, con le loro domande e osservazioni, coautori e direttamente voci narranti delle audioguide: tutto questo tramite gli interventi e i dialoghi con l’orso Artoo, buffo plantigrado residente nella soffitta del Museo affamato di curiosità sul mondo dell’arte, il cui contributo è stato fondamentale per dar vita a descrizioni su misura di pargolo. Dal 10 dicembre gli audio saranno fruibili a qualunque visitatore del Museo dotato di smartphone: un modo, per le famiglie in visita, di attirare l’attenzione dei propri bambini (e non solo) con spiegazioni meno imbolsite e più coinvolgenti.

La curatrice Nicoletta Sanna in “compagnia” dell’orso Artoo

«Il Mdt rivolge la sua attenzione a due campi: restauro e didattica – spiega Nicoletta Sanna, curatrice del Museo – e senza la seconda, non ha senso neanche che esista il primo. Quando abbiamo letto il bando pensavamo di poter portare a casa qualche buona idea: più avanti è nata la collaborazione con Alchemilla, che ha creato un’azione davvero inclusiva». Sì, perché quanto fatto al Museo, seppur realizzato da bambini per i bambini, non può che avere ricadute anche sui loro accompagnatori, ovvero genitori e insegnanti, che possono imparare a vedere le opere con uno sguardo nuovo.

«I dettagli che colgono i bambini sono incredibili» conferma Sanna, che conferma di come al personale del museo siano venuto un colpo quando uno dei piccoli “narratori” ha osservato di come quell’opera fosse diversa dalle altre per la presenza di una crepa. Si trattava, fortunatamente, non di un dipinto rovinato da restaurare, ma del polittico di San Giorgio, composta da tre tavole e per questo ovviamente disunita: gli spazi dell’esposizione che lo contiene, che per voce di Artoo è stata chiamata la “stanza dei draghi” (anche i dipinti di S. Marta e S. Margherita di Bernardino Ferrari presentano infatti la raffigurazione di un rettile alato) hanno colpito particolarmente l’immaginazione dei bimbi, che si sono però divertiti anche a descrivere la storia del Figliol prodigo nella sala degli arazzi (per voce loro, «dei dipinti su un tappeto») e il ritratto del vescovo Caramuel, la cui mitra è stata descritta come una «coppa».

Una rielaborazione spontanea per far proprio un oggetto, un’opera altrimenti distante: un’operazione che nella società di oggi dovrebbe coinvolgere i piccini, ma pure i grandi. Ne è convinto anche il vescovo Maurizio Gervasoni: «La nostra cultura è sempre più polivalente, ma non è unitaria. Il nostro contesto è composto da molte identità, da nazioni e religioni diverse, accumunate solo dalle cose semplici, di tutti i giorni. Uno degli aspetti su cui si crea l’identità è la memoria, e i musei sono custodi di questo. Avvicinare le nuove generazioni a questo è creare una cultura condivisa».

Alessio Facciolo

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