Pasqua 2023 / «La Resurrezione è l’esplosione dell’eternità di Dio»

In quale ora Cristo è risorto? La domanda, umanamente comprensibile, in realtà non ha senso. Perché la resurrezione di Cristo non si compie nel tempo dell’uomo. La questione fa comprendere bene il senso della resurrezione, il cuore della festa di Pasqua e, nel contempo, la ragione della fede.

Il problema ha rappresentato il cuore della riflessione del vescovo Maurizio Gervasoni nell’omelia della Veglia pasquale, la sera del Sabato Santo, in Cattedrale.

NON E’ IL TEMPO DELL’UOMO «Non può esserci un tempo che tratta la resurrezione di Cristo come il morire, uno dei momenti del tempo dell’uomo» ha detto il vescovo. La resurrezione di Cristo è cosa ben diversa da quella di Lazzaro, che è risorto e ha continuato a vivere. «Con la sua resurrezione – ha precisato mons. Gervasoni – Cristo è passato a vivere nella vita di Dio. La sua resurrezione è l’esplosione dell’eternità di Dio».

HANNO INCONTRATO IL SIGNORE Si tratta di una situazione senza tempo, inafferrabile; e tuttavia concreta e vera. Può sembrare sconcertante, ma è così. «Non possiamo dire che cosa è avvenuto nella resurrezione, perché non è un evento normale – ha proseguito il vescovo – ma possiamo registrare che le donne vanno al sepolcro e tornano piene di gioia». Non si tratta, però, della gioia di chi ha cambiato parere o ha registrato un fatto strabiliante: anche questo è importante. «Le donne – ha precisato mons. Gervasoni – sono tornate piene di gioia perché hanno incontrato il Signore».

FARSI GUIDARE DALLO SPIRITO Alle prime testimoni della resurrezione l’Angelo ha detto di tornare in Galilea: è un mandato a fare quello che fino quello a quel momento aveva fatto Gesù. «Alle donne l’Angelo ha detto di andare in Galilea – ha proseguito il vescovo – a fare quello che aveva fatto Gesù, cioè lasciarsi guidare dall’Amore del Padre. Dice di mettersi a totale disposizione di Dio. Con Gesù avranno la stessa forza spirituale di Gesù». A leggere i Vangeli, infatti, è forse proprio questa la cosa più sconvolgente dell’evento della resurrezione di Cristo: che gli Apostoli subiscono un cambiamento radicale di vita, non per aver cambiato parere, ma perché hanno incontrato il Signore. Come non era mai avvenuto prima. Hanno capito.

Non hanno cambiato parere – ha sottolineato mons. Gervasoni – ma hanno incontrato il Signore, colui che ha permesso loro di leggere la loro vita così come Dio la vuole: eterna. È questo l’evento di Gesù che risorge.

LA CONDIZIONE DELLA SALVEZZA Davanti al cambiamento degli Apostoli – fino a quel momento «smarriti, arroganti, un po’ imbranati» – si capisce che la resurrezione di Gesù «non è una nostra sensazione e neanche un miracolo straordinario che resta isolato nel tempo, ma è la condizione stessa della Salvezza che il Signore ci dà». È a causa di questa esperienza che gli Apostoli diventano capaci, senza stravolgere niente, di cambiare il destino del mondo. Vivendo non più per loro stessi, «ma per lo Spirito di Dio». La forza che li muove – e che ci muove – è la forza che Dio dona all’uomo nell’incontro con Gesù. «È paradossale, ma è così» ha concluso in vescovo.

IL REGNO DI DIO VIENE NELLA FEDE Gesù è la Parola di Dio che discende dal cielo e trasforma l’uomo nell’incontro con Lui: il Regno di Dio «non è una genialata umana – ha proseguito il vescovo – ma è la docilità al Signore, perché Egli, nell’incontro con l’uomo, cambia il suo cuore, nella fede». Ed è questo il passaggio che deve caratterizzare l’atteggiamento dell’uomo: la fede. «Dobbiamo credere, convertire il nostro cuore – ha proseguito mons. Gervasoni – dobbiamo smetterla di aver fiducia in noi stessi, di voler esercitare il potere sugli altri, di essere omicidi, ladri, adulteri, bugiardi. Dobbiamo avere il coraggio di lasciare che l’Amore di Dio agisca dentro di noi. Proprio come ha fatto in Gesù».

 

LUOGO DELL’AMORE DI DIO In Gesù, infatti, si è manifestato l’Amore di Dio. E si è manifestato proprio grazie alla sua docilità al Padre. Il punto culminante della sua adesione alla volontà del Padre Gesù l’ha espressa sulla Croce, quando ha detto “Tutto è compiuto”. Nella sua riflessione il vescovo ha sottolineato che in quel momento, «Gesù fa suo l’abbandono del Padre, il rifiuto degli uomini, il radicale fallimento. In quella condizione verrebbe voglia di ribellarsi, ma Gesù l’accoglie, nella fiducia in Dio. È un momento insuperabile di situazione angosciosa che chiede una fede completamente cieca, totale, nella forza di Dio».

LASCIARSI AFFASCINARE DA LUI Qui le certezze umane sono completamente sconvolte e si può arrivare a dubitare che Dio sia capace di mantenere la sua parola. «Dare il cuore totalmente al Signore – ha aggiunto mons. Gervasoni – assomiglia a qualcosa che ci toglie completamente il respiro, però è qui che il Signore ci stupisce con tutto il bene che è capace di fare». Ma bisogna essere disposti a lasciarsi affascinare da Lui, a non imporre la nostra visione delle cose. È qui che la Pasqua manifesta tutto il senso della speranza. Quella vera. L’OMELIA pronunciata alla DOMENICA di pasqua La strada che realizza la salvezza dell’uomo non è una dottrina, una tecnica o un ordine mondiale e neppure un convincimento interiore. É l’adesione sincera ad un incontro: quello con Gesù, che conduce al Padre. È questo il senso della Pasqua che celebra la resurrezione di Cristo. Il vescovo Maurizio Gervasoni lo ha ribadito nell’omelia del solenne pontificale presieduto in Cattedrale nella domenica di Pasqua. La sua riflessione ha preso le mosse proprio dalla meditazione con la quale aveva guidato, la sera prima, alla comprensione e alla contemplazione dell’evento della resurrezione di Gesù appena annunciato.

LA TEOFANIA DELLA RESURREZIONE La teofania della resurrezione La resurrezione di Gesù non è un evento straordinario e neppure una teofania come le precedenti che si trovano nelle Sacre Scritture, dove Dio, dopo aver preso l’iniziativa, lascia che sia l’uomo a portare avanti la missione. «Qui – ha precisato il vescovo – Gesù ha già svolto la sua missione. E l’iniziativa di Dio è proprio quella di indicare che in Gesù si rende presente la volontà di Dio. Per sempre».

RICONOSCERE IL RISORTO Il nostro incontro con il Risorto presenta un problema: come riconoscerlo? Come è accaduto ai discepoli di Emmaus, che hanno capito a poco a poco che la via, anticipata da Gesù, non era poi così strana. «È una via della pace – ha proseguito il vescovo – che non si impone, una via della giustizia che muove il cuore, è una via che affida totalmente al mistero di Dio e alla sua Provvidenza la sua efficacia». Una logica diversa da quella d’uomo, al quale la Chiesa, in questa giornata, pone una domanda radicale: chi può salvare l’umanità? «L’uomo contemporaneo – ha osservato mons. Gervasoni – ritiene che lo sviluppo scientifico e tecnologico risolverà tutti i problemi del male. Ma ci accorgiamo che questa è una pia illusione. Soprattutto perché i problemi più grossi non sono quelli del benessere, pur importanti e gravi, ma quelli che derivano dalla relazione con le altre persone».

L’INGANNO E LA MORTE Nella relazione tra le persone si annidano la sete di potere e il desiderio di prestigio, l’inganno e la violenza. Chi può liberare da queste cose? Lo sviluppo tecnologico non può risolvere il problema. Solo giustizia, verità e pace sono la salvezza dell’uomo. Ma come può l’uomo raggiungerla? «Solo se mette il suo cuore nella condizione di cercare queste cose con tutta la passione di cui è capace e facendo in modo che anche gli altri lo possano fare» ha proseguito il vescovo. Nella morte, i problemi dell’uomo trovano un luogo simbolico per eccellenza. Come fare? La fede cristiana dice che Gesù è morto e risorto e vive per sempre: dunque il problema della morte è superato. «Ma le cose non stanno proprio così» ha detto mons. Gervasoni. Perché Gesù poi ascende al cielo. E il velo della morte, per l’uomo, resta.

LE FORME DEL MALE Il Gesù risorto vive nella vita eterna, cioè la vita in Dio: «è un’altra cosa rispetto a quella che noi prospettiamo essere la vita eterna». Per comprendere il senso del problema bisogna andare alle Scritture proclamate in questi giorni pasquali, dove il male che attraversa l’umanità è presente in tutte le sue forme. Gesù le ha sperimentate tutte e le ha accolte con spirito di adesione alla volontà del Padre. «Tutte quelle forme di giustizia, di verità e di pace che avrebbero potuto consolare e sostenere Gesù si sono tutte rivolte contro di lui» ha evidenziato il vescovo. Infatti, Gesù è stato abbandonato dagli amici, tradito da un discepolo, condannato dal Sommo Sacerdote e da Ponzio Pilato e il popolo, che avrebbe dovuto riconoscere in lui il Salvatore, gli preferisce Barabba.

Ma Gesù ha vissuto tutti questi rifiuti, queste evidenti ingiustizie con un atto di abbandono all’Amore del Padre.

TUTTO E’ COMPIUTO In questo modo «ha smantellato completamente la dinamica del male e dell’ingiustizia, della falsità e dell’inganno in un atto d’amore che si manifesta totalmente nella debolezza, una provocazione di fede grandissima nell’Amore del Padre». Tutto è compiuto. Proseguendo nella contemplazione del mistero di Cristo risorto, mons. Gervasoni ha ricordato che «se vogliamo davvero la pace, la giustizia, la verità, dobbiamo fare come ha fatto lui. Lui è la via di accesso alla verità del Padre». La salvezza.

LA COSTRUZIONE DELLA SALVEZZA Perché l’uomo non può essere artefice della propria salvezza. La storia dell’umanità ne è un chiaro esempio. «Secondo la tradizione religiosa – ha ricordato il vescovo – l’unica realtà che può dare la Salvezza è Dio». Ma all’uomo non basta rispettare la Legge. Nel riconoscimento dell’unica autorità di Dio come artefice della Salvezza, l’incontro con Gesù segna un cambiamento totale della vita, come è accaduto agli Apostoli dopo la resurrezione del Maestro: hanno messo a disposizione di Dio la loro vocazione. Sono diventati testimoni della volontà di Dio. «Quando questo accade – ha proseguito il vescovo – e accade perché si è creduto profondamente, allora si manifesta la Salvezza di Dio».

LA FORZA DELLO SPIRITO L’incontro con il Risorto, la conversione del cuore, l’adesione alla chiamata: questa è la resurrezione di Cristo per l’uomo di oggi. La resurrezione è l’incontro con Dio che salva, la presa d’atto e l’adesione all’atto di rivelazione che Dio fa all’uomo. Forse difficile da accettare, tanto è straordinario. «Per convincerci – ha concluso mons. Gervasoni – bisogna pregare. Arriverà il momento in cui la forza dello Spirito ci convincerà. Ma ci convincerà soltanto quando riconosceremo non tanto una verità astratta di Dio, ma la persona di Gesù».

Carlo Ramella

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