Osservatorio 11-06 / Illusioni tradite

Non vogliamo lasciarci coinvolgere dalla polemica circa il comportamento delle “femministe” e comunque di una certa cultura capace di sentenziare a senso unico, in merito alla triste vicenda della giovane pakistana Saman che, a quanto pare è stata uccisa dai suoi stessi famigliari perché aveva rifiutato il cosiddetto “matrimonio combinato”, secondo la cultura della sua terra e anche della sua “religione”.

Soffermarci “solo” su questo aspetto, che è comunque drammatico, sarebbe un atteggiamento riduttivo ed ipocrita, a fronte di una cultura e di una tematica ben più grande. Anzi, secondo noi, per una certa cultura di casa nostra sarebbe stato più conveniente fare qualche manifestazione o fiaccolata per la povera Saman, in quanto avrebbe focalizzato l’attenzione solo su una parte di una tematica ben più ampia.

La tematica ben più ampia riguarda una cruda realtà, che serpeggia nella cultura del nostro tempo, che è quella di una “cultura di morte”

Non “scomodiamo” le grandi tematiche dell’aborto o dell’eutanasia, altrimenti verremmo tacciati per i soliti oscurantisti, ma sfogliamo semplicemente le pagine dei giornali.

Osservatorio 11-06 tristezza

Ogni giorno, ormai, ci sono fatti di cronaca di morte, che coinvolgono soprattutto i giovani: violenze tra bande, violenze punitive semplicemente per pensarla diversamente o per uno sgarbo personale, scorribande di giovani dove prima o poi ci scappa il morto. Giovani stessi che scelgono la strada del suicidio perché bullizzati o perché non riescono più dare il senso alla propria esistenza. Si uccide per pochi soldi, si uccide spesse volte per il semplice gusto della violenza o in conseguenza di una trasgressione che non ha limiti. I giovani si drogano, i giovani si ubriacano…

forse agli adulti (genitori compresi) non interessa tutto questo o addirittura a volte ci marciano

Non vogliamo dipingere un quadro drammatico solo per il gusto di fare sensazione, ma una cosa è certa… abbiamo completamente perso la cultura della vita e questo non solo in Pakistan e non solo per la povera Saman, ma anche per questo nostro mondo occidentale e “democratico”.

La vicenda della povera Saman ha certamente dell’incredibile, ma è anche la conseguenza di un fenomeno migratorio basato tutto sull’economia, con la ricerca (giustamente) di una vita più dignitosa, ma che non ha mai previsto un vero cammino di integrazione (in entrambi i sensi) e quindi con il rischio di creare semplicemente culture “copia e incolla”, ma mai autenticamente integrate.

Saman ha creduto in quell’amore capace di integrare diverse culture e scardinare usanze stereotipate… è stata tradita, non solo dalla “sua” cultura, ma anche dalla “nostra”, portandosi con sé la vera libertà e il vero amore

Dep

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