Osservatorio 27-08 / Oltre il filo spinato

E’ stata un’estate segnata dalle normative anticovid, con il green pass e tutte le attenzioni possibili, ma (ormai sul finire) ha indubbiamente dominato la “vicenda”, o meglio il “dramma” dell’Afghanistan.

Non semplicemente dal punto di vista politico, con tutti i dibattiti e le opinioni possibili, ma soprattutto attraverso le immagini, le persone, le vicende concrete di quella terra.

Indubbiamente, mentre magari eravamo sotto un ombrellone,

vedere persone che si aggrappavano agli aerei per fuggire o bambini che venivano “passati di mano” sopra i fili spinati per quasi “lanciarli” verso la salvezza e la libertà ha toccato i cuori, ci ha resi attoniti di fronte alle vicende della storia e nello stesso tempo ha provocato in tutti noi numerose domande sulle nostre certezze e sulla vicenda umana

Osservatorio 27-08 Afghanistan 04

Di fronte a queste immagini, improvvisamente abbiamo relativizzato tante nostre povertà e numerosi modi di pensare sui nostri progetti, sulle nostre vite, sui destini del mondo e della nostra quotidianità.

In altri ambiti e altri scenari storici, certamente anche i nostri padri e i nostri nonni hanno vissuto altre drammatiche vicende, molte delle quali simili a quelle che vediamo oggi in televisione. Ci venivano raccontate quando eravamo piccoli, le abbiamo lette sui libri di storia e oggi ne facciamo bagaglio per un impegno umanitario e sociale animato da valori di pace e di condivisione.

Osservatorio 27-08 Afghanistan 02

Forse nel mondo abbiamo fatto passi indietro, si sono radicalizzate le diversità, si sono innalzati i muri, dopo gli entusiasmi sull’abbattimento del muro di Berlino, si sono ampliate le differenze sociali e culturali

Se siamo onesti, allora, dobbiamo ammettere che non è solo l’Afghanistan… lontana da noi, ma anche le differenze di casa nostra, i femminicidi che ogni giorno leggiamo sulle pagine dei nostri giornali, le famiglie disgregate, le fedi dimenticate.

Osservatorio 27-08 Afghanistan 01

Se abbiamo il coraggio di guadare davvero in faccia la realtà e soprattutto ammettere le nostre vere “povertà” dobbiamo riconoscere che forse vediamo più speranza nell’immagine di un bimbo che viene salvato da un soldato che nei tanti loro coetanei che oggi non vedono un futuro nelle loro famiglie.

Per tutti, naturalmente, non ci resta che la preghiera!

Dep

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