L‘esperienza fatta persona. Un percorso nel calcio a 5 che vede i suoi albori nel 2006. Ma Marco Procino ha ancora voglia di scrivere altri capitoli del proprio cammino del proprio cammino all’interno di questo sport. «Il mio primo contatto con il calcio a 5 è avvenuto 15 anni fa – racconta l’attuale allenatore ducale – quando sono entrato a far parte del settore giovanile nell’Interfive Vigevano. A 16 anni ho avuto modo di esordire in serie B, una bella soddisfazione. Poi ho girato in varie piazze: sono stato a Mortara, Pavia e nella Milano Meneghina. Per finire due anni fa sono arrivato alla Pro Vercelli, dove attualmente sono ancora tesserato». Talentuoso estremo difensore, ma anche promettente allenatore. «Ho ricevuto l’incarico di guidare il Vigevano – prosegue Procino – e naturalmente ho accettato senza esitare. Ho accettato perché stimo molto il presidente della squadra e perché conoscevo già alcuni giocatori dai tempi del Superga. Adesso ho 29 anni e dispongo ancora delle risorse necessarie a ricoprire entrambi i ruoli. Quando arriverà il momento di appendere gli scarpini al chiodo, sono certo che potrò sedermi comodamente su una panchina». Allenatore, giocatore e ingegnere biomedico. Una figura più che adatta per descrivere la situazione che stiamo vivendo. «Lavoro per una società che si occupa di sviluppare software da utilizzare in ambito medico – conclude Procino – e in questi mesi ho avuto modo di sperimentare notevolmente lo smartworking. Uno strumento potentissimo che ha consentito a diverse attività lavorative di non bloccarsi. Ha i propri lati negativi: rischia di diventare alienante. Lavorando principalmente a casa, è venuto a mancare meno il rapporto umano tra i colleghi. Posso dire che il virus deve insegnarci a non dare nulla per scontato».
Edoardo Varese
