Il vescovo: «Insieme per il bene comune»

«Mi rivolgo a voi nel ricordo grato dei dieci anni della mia presenza in Diocesi come Vescovo. In questi anni ho imparato molte delle cose della vita e delle persone di questo territorio, e con ciò anche della vita in senso generale per tutti gli uomini». È iniziato così il discorso rivolto dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, ai sindaci lomellini, convenuti per la solennità di sant’Ambrogio nell’aula consigliare del comune di Vigevano. Dopo un atto di gratitudine per aver «appreso di più il senso della vita alla luce della fede cristiana», ecco il bilancio di un ministero dedicato all’annuncio di Cristo, per la preziosa da custodire e donare, nella certezza di non essere inviato a «fare» il bene, ma, come operaio, a «raccoglierlo» grazie alla collaborazione di tutta la Comunità diocesana.

BENE COMUNE A questa introduzione ha fatto seguito un lungo e appassionato intervento sul tema della “carità cristiana” alla luce delle sollecitazioni provenienti dalla prossima Settimana sociale dei cattolici di Trieste in programma nel 2024. «L’idea di base – ha spiegato il presule – consiste nell’affermare che la democrazia nasce e si alimenta dalla partecipazione attiva di tutti al bene comune», identificato nella Costituzione con il «lavoro», inteso come «l’impegno di tutti all’elaborazione attiva del bene comune». Su questa volontà si fonda l’identità di un popolo, radicata nello Spirito della Nazione.

Mons. Maurizio Gervasoni, Vescovo di Vigevano

IDENTITA’ E LIBERTA’ Un’identità, ha spiegato mons. Gervasoni, che si radica nella libertà delle persone e presenta due anime. «La prima è quella funzionale, per cui ognuno di noi “usa” la cultura italiana, la seconda, invece, è quella etica, che stimola l’impegno in azioni che alimentano la comune appartenenza e identità». Essa ha una forte componente emotiva che non è però sufficiente. Infatti «in via ordinaria l’istituzione e l’opinione pubblica ritengono che lo sforzo nelle difficoltà viene sostenuto per lo più attraverso l’imposizione istituzionale» e diventa senso del dovere, che richiede però un popolo che abbia fiducia nella politica e nelle istituzioni. «In questa situazione ciò che fa difetto è proprio l’elaborazione spontanea e culturale del bene comune, che si ritrova così frammentato in molte appartenenze che faticano a trovare valori morali e abitudini di vita condivisi e sentiti».

PARTECIPARE Il vescovo Gervasoni ha individuato nello scontro tra il personale interesse e le condizioni sociali che ne permettono l’attuazione la presa di coscienza della dimensione etica della convivenza. «E’ proprio in questo rinvio al fondamento interiore dell’etica che si pone la questione del ruolo della laicità dell’istituzione politica e dell’etica sociale e culturale». Ed è qui che laicità diventa una virtù. A questo punto della riflessione mons. Gervasoni ha introdotto il riferimento alla «partecipazione» intesa come «l’assunzione di un convincimento e di una condivisione comune della qualità dell’agire insieme». Essa è frutto di una scelta morale dei partecipanti e richiede alcune condizioni.

TRE CONDIZIONI «La prima – ha spiegato il Vescovo – è lo sviluppo del rispetto che ridimensiona e mette in relazione la mia autostima e il mio giudizio di valore sul mondo». Invece «la seconda condizione è il superamento dell’individualismo», che chiede di ritenere «che l’arbitro dell’agire non possa essere semplicemente il benessere del proprio io, mi pare facile da comprendere». Perché ciò sia possibile è necessario il fondamento del bene assoluto, che ha in Dio, Sommo Bene, la propria radice e nella fede l’atteggiamento umano che lo realizza. All’opposto della fede, il peccato colloca l’io come fondamento unico di ogni libertà. «La terza caratteristica – ha concluso mons. Gervasoni – è lo sforzo di alimentare la partecipazione alla creazione delle condizioni del bene comune che alimentano la vita delle persone».
A conclusione dell’intervento il Vescovo ha richiamato l’attenzione alla dimensione etica e al maggior coinvolgimento della società e delle persone per trovare migliori condizioni di vita per tutti. Gli Enti locali e la Chiesa in questo hanno compiti differenti, ma entrambi fondamentali nel realizzare questa prospettiva.

don Carlo Cattaneo

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