Una quaresima dedicata ad allenare lo sguardo. Il convento dei frati cappuccini di Vigevano ha deciso di dedicare a questo il percorso di avvicinamento alla Pasqua, per tornare a conoscersi e riconoscersi negli occhi dell’altro. «Lo sguardo – spiega frate Ringo – è la nostra “finestra aperta sul mondo”; è una parte di noi che dice chi siamo e ci permette di entrare in relazione con le persone, con ciò che ci circonda e con ciò che accade.
In questo tempo di quaresima che ci porterà a celebrare la Pasqua di Resurrezione, vogliamo lavorare sul nostro sguardo, per giungere a guardare le cose e le persone con gli occhi stessi di Gesù
Quegli stessi occhi che consentono di «vedere l’invisibile», intendendo non solo il mistero pasquale, ma anche la capacità di «aprirsi con stupore, meraviglia e fiducia alle sorprese di Dio, saper cogliere il ritmo della Pasqua dentro la concretezza della vita, che nel buio intravede la luce e nella morte la vita». Un’abilità che si può acquisire solo nel tempo e che richiede un allenamento, una preparazione graduale che è proprio quella che i frati cappuccini hanno messo a punto per la comunità del Gifra, a partire dai bambini del catechismo. In chiesa è stato allestito un altare ad hoc nel posto che in avvento è occupato dal presepe; al centro si trova la Madonna, preceduta da un cartellone dal titolo “Occhi di Pasqua” e affiancata da sei oggetti disposti su altrettante colonnine, tre per lato, una per ogni settimana che separa il Mercoledì delle ceneri dalla Resurrezione. «Il nostro sguardo e i nostri occhi – dichiara padre John, guardiano del convento – vanno potenziati con i mezzi che la “scienza” ha messo a nostra disposizione».
Il primo è il cuore, «non un mezzo meccanico, ma inventato e costruito da Dio stesso, ecco allora che il primo impegno è guardare con gli occhi del cuore», il secondo il telescopio perché «troppe volte ci fermiamo su noi stessi e sulla nostra piccola cerchia»
il telescopio ci spinge a guardare lontano: alla fame, alle guerre, agli sbarchi, a chi soffre in ospedale, ai cristiani perseguitati… come guardiamo a questi problemi?
Il terzo strumento, che sarà svelato domenica, è la lente d’ingrandimento, la quale, ricorda frate John, «ci serve per fermarci con cura sugli avvenimenti quotidiani, forse abbiamo perso il dono della meraviglia poiché guardiamo a essi con indifferenza, quasi fossero dovuti» nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina dimostrino il contrario. A volte la distrazione si abbina a uno sguardo poco attento, cosicché serve un binocolo «per mettere a fuoco chi abbiamo intorno e soprattutto i pregi e le qualità, per avvicinarlo e non allontanarlo».
Alla “cassetta degli attrezzi” del buon osservatore non manca che la macchina fotografica: «Nell’Ultima Cena, Gesù, dopo aver istituito l’Eucarestia, aggiunse: “Fate questo in memoria di me!”. Quasi a dire fotografate questo momento e conservate dentro di voi questa fotografia. Quante cose belle ha fatto il Signore nella nostra vita, perché non fermarci a contemplare e ringraziare vivamente il Signore per gli innumerevoli doni che ci ha dato?». E con lui la Madonna, a cui i frati si affidano «per consegnarci settimana dopo settimana i simboli esposti sull’altarino e aiutarci a mettere in pratica quello che significano per il nostro cammino quaresimale e di cristiani».
Giuseppe Del Signore