Nuovamente vandalizzata la statua del piccolo “lipadù” donata al Comune dall’artista Germano Casone in occasione dell’ultimo Palio d’la Ciaramèla.
Alla statua, che abbellisce la fontana di piazza Repubblica, nelle scorse settimane era stato tolto il bastone per colpire la lippa, posto nella mano destra. Questa volta i vandali hanno rotto una gamba alla scultura di creta.
LO SFOGO Il tutto si somma ai recenti vandalismi in stazione e all’asportazione dalla casetta del bookcrossing di libri ritrovati poi strappati e con le pagine sparpagliate per le strade. «È il terzo danno che viene arrecato ad un bene pubblico. – commenta Casone – Quando la pubblica amministrazione ritiene sia il momento per attivarsi al fine di scoraggiare tali brutture? Un danno quest’ultimo che penso sia stato causato da “innocenti” bambini noncuranti delle mamme (o viceversa) le quali, sedute tranquillamente al bar, consentono loro di giocare nella fontana e magari, perché no, attaccarsi pesantemente ad una gamba del bambino in creta e, se pur involontariamente, danneggiarlo. Si consente a questi bambini di giocare a pallone in piazza Repubblica: che sarà mai, al campo giochi non c’è la comodità di trascorrere qualche ora al bar per fare due chiacchiere con le amiche. Ed i vigili urbani? È tutto normale? Con questo non intendo generalizzare le colpe a tutte le mamme, ma solo indirizzate a quelle che consentono eccessive libertà ai propri figli inconsapevoli di una educazione non proprio corretta, a danno di un bene pubblico. Quando si intende porre fine a questo scempio? I vigili urbani circolano ancora a Mede? Riguardo poi le famigerate telecamere che, a quanto dicono, sarebbero attive, come mai non si riesce ad individuare il colpevole? A che servono?».
PIU’ CONTROLLI Anche il presidente del consiglio comunale Simone Annibale Ferraris invoca da tempo più controlli, ma le telecamere evidentemente non funzionano. Un vero peccato, anche perché in questo modo la collaborazione di Germano Casone, che ogni anno dona una statua per il Palio, pare conclusa. «A quando la prossima? – conclude infatti sconsolato lo scultore – Per quanto mi riguarda non ci sarà più una prossima volta».
Davide Zardo
