CSI, il presidente regionale Fasani: «A calci e pugni si risponde con l’educazione»

Minacce di aggressione all’arbitro, ingiurie, aggressione a suon di «violenti pugni e calci» ai danni degli avversari. Il 2023 del campionato amatori non si conclude all’insegna dei valori del Csi, con la partita tra “La Monica Anticendi” e “Ticino Reggae Sharks” (Open Pavia – girone B) LINK che con lo sport ha avuto poco a che fare. Non si tratta di interpretazioni, ma di quanto messo nero su bianco dal referto del direttore sportivo e riportato dal Giudice sportivo.

I FATTI Quest’ultimo rileva che un tesserato de La Monica, non da solo, «al termine della gara, nell’area antistante lo spogliatoio della Ticino Reggae Sharks, unitamente ad altri compagni di squadra e un loro assistente, aggrediva con violenti pugni e calci i tesserati della Ticino Reggae Sharks e, dopo essersi introdotto nello spogliatoio della squadra avversaria, veniva allontanato a fatica».

Questo dopo minacce e ingiurie all’arbitro reo di averlo espulso e dopo che un altro tesserato «nel corso della gara si avvicinava alla panchina della squadra Ticino Reggae Sharks e sferrava un pugno al volto a un giocatore avversario», mentre un terzo «cercava, con fare minaccioso, il contatto fisico» e un quarto partecipava all’aggressione di fine partita «dopo essersi introdotto nello spogliatoio della squadra avversaria». Per tutto questo i diretti interessati sono stati sospesi in attesa del pronunciamento della giustizia sportiva e la società “La Monica” è stata sanzionata con un’ammenda di 40 euro «per responsabilità oggettiva in riferimento ai gravi fatti avvenuti».

IL PRESIDENTE REGIONALE Difficile immaginare cosa occorra fare di più grave per ottenere una sanzione maggiore.

«Dal punto di vista del procedimento di giustizia sportiva l’iter è in corso – commenta il presidente regionale del Csi Paolo Fasani – Non posso dire nulla finché il giudice sportivo, seguendo le procedure, non si esprimerà. I tesserati sono stati sospesi in attesa che la procedura sia messa in atto».

Per quanto riguarda invece il fatto in sé «è sicuramente qualcosa da deplorare perché non si va in campo per fare quello che è successo o per sopire delle frustrazioni settimanali». Secondo Fasani tuttavia la responsabilità è dei singoli, non della società per la quale sono tesserati: «Il giudice un provvedimento lo ha preso, per quanto esiguo, tra la fine dell’anno e l’inizio di gennaio i diretti interessati saranno convocati dalla giustizia sportiva e a quel punto saranno stabilite eventuali sanzioni». Anche se per il numero uno del Csi lombardo l’aspetto sanzionatorio non può essere l’unico.

«A gennaio organizzeremo un incontro con tutte le società del comitato di Pavia perché non è la prima volta che accade un fatto di questa gravità – nella scorsa stagione ci fu un’aggressione nel girone pavese – le sanzioni servono, ma non fanno cultura, la cultura si fa poco per volta nei comportamenti sul campo. E’ giusto richiamare società sportive, tecnici, dirigenti, atleti a dei comportamenti educativi».

NELLE REGOLE Un altro appello Fasani lo rivolge ai dirigenti, che «devono leggere i regolamenti per non trovarsi in difficoltà nel momento del bisogno». Difficile non leggerci un riferimento al vizio di forma che ha portato il Giudice sportivo al respingimento del ricorso di Ticino Reggae Sharks che chiedevano di non omologare il risultato: richiesta dichiarata inammissibile «non avendo inviato il preannuncio di reclamo». «Capisco che possa non piacere – ammette Fasani – ma non possiamo piegare le regole, la giustizia sportiva non funziona così. Bisogna leggere con attenzione i regolamenti, se il Giudice sportivo li avesse ignorati semplicemente il pronunciamento sarebbe stato ribaltato in secondo grado. La giustizia sportiva non si può applicare a seconda delle situazioni, non deve fare immagine, deve applicare i regolamenti e sanzionare le persone che si sono rese colpevoli, così come indicato nel referto».

FAIR PLAY Insomma le squalifiche e i provvedimenti servono, ma la formazione di più, perché i primi da soli «non sono sufficienti a far capire, serve educare». Certo l’educazione passa anche attraverso la capacità di sanzionare chi viola i valori alla base del progetto educativo che s’intende proporre e non a caso, secondo quanto risulta a L’Araldo, diverse società avrebbero espresso in via informale un appello ai vertici del Comitato affinché non si lasci correre. Del resto si tratta dei medesimi comportamenti che, il giorno prima di quanto successo nel campionato amatori, in Turchia hanno portato a sospendere la serie A in un contesto professionistico.

Giuseppe Del Signore

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